Documenti e decorazioni del Partigiano Giorgio Gasparini

Giorgio Gasparini nasce a Piacenza il 7 luglio 1926. Chi lo conobbe ricorda un bel ragazzo, educato, fine e di corporatura esile. A scuola era bravo, tanto da riuscire a conseguire la maturità classica a soli 17 anni. Nella primavera del 1944 Giorgio entra a far parte della formazione dell’Istriano, in Val Nure. Ansioso di agire per poter dare il suo personale contributo alla guerra di liberazione si fece assegnare alla squadra volante che operava sulla via Emilia.
Appartiene a questo periodo un aneddoto che vogliamo riportare perché mette in luce il coraggio e la fermezza di carattere di questo ragazzo. Una volta era corsa voce che la “volante”, di cui faceva parte Giorgio, avrebbe effettuato un’azione sulla via Emilia. Dato che gli avvenimenti incalzavano e il rischio continuava ad aumentare, la madre di Giorgio cercò di persuadere il figlio a non partecipare a questa azione. In una vecchia intervista la madre ricorda: “Era tanto giovane, un ragazzino!” Ma quelli erano più che mai tempi in cui i giovani, per forza di cose, facevano preso a crescere, a maturare, ad agire come uomini fatti. Giorgio era irremovibile. La mamma allora si recò di nascosto alla sede del Comando Unico e pregò il Colonnello Canzi affinché esonerasse il ragazzo dal partecipare a quell’azione.
Canzi finse di indignarsi, non promise niente, ma fece in modo che la “volante” partisse in anticipo, così che Giorgio quando giunse al luogo stabilito non trovò nessuno. Questa cosa lo fece infuriare e non poco tanto che per tutto il giorno non volle levarsi dal letto e mangiare, minacciando di andare ad arruolarsi nelle formazioni della Val Trebbia.
Poco prima del rastrellamento estivo, intanto, Giorgio aveva evitato solo per caso di fare la medesima fine dell’amico Piero Bessone, al ponte Camia. E sarebbe certo finito come lui se non fosse stato per un febbrone che obbligò Giorgio a letto, in casa di un contadino, un certo Travaini, il quale venne poi a dire alla madre di Giorgio che il figlio si trovava febbricitante nella sua cascina, a Pradello di Farini d’Olmo (PC). La signora fece subito rientrare il ragazzo in famiglia e fu così che Giorgio non subì l’atroce sorte del suo più caro amico. Era ancora un ragazzo, ma nel corso del grande rastrellamento invernale del 1944/45, Giorgio vagò a lungo solo, di giorno e di notte per la montagna, finché fu visto passare per il monte Moria da alcuni contadini che lo conoscevano. Costoro lo fecero fermare e gli offrirono una scodella di latte tiepido. Il giovane aveva i piedi e le gambe distrutte dal tanto camminare che non riusciva neppure a togliersi gli stivali. Si addormentò poi sotto un ginepro prima di riprendere la strada in direzione della sua vallata, poiché, al momento della ritirata partigiana egli aveva perso i contatti anche con suo fratello oltre che con quelli della sua brigata, e, a furia di andare, era finito in Val Ceno.

C’era tanta speranza nel cuore di Giorgio, la speranza in quei tempi nuovi che allora ognuno aspettava, in cui ognuno credeva. Per lui però era scritto che tutto dovesse finire prima, in una giornata d’aprile, offuscata dagli ultimi combattimenti, dopo la quale avrebbe brillato la dolce primavera, per molti purtroppo non si schiuse mai.
Giorgio Cadde colpito a morte, alle soglie della città di Piacenza il 26 aprile del 1945. E gli amici non l’hanno dimenticato, specie quelli che con lui divisero disagi e pericoli. Per oltre 30 anni dopo la liberazione il Dott. Claudio Albera, ex partigiano, amico intimo di Giorgio Gasparini, ad ogni Anniversario della Liberazione, viene apposta da Cremona, sua città di residenza, per ricordare Giorgio e tutti gli altri giovani caduti per quella causa che ha offerto agli italiani lo Stato democratico di cui oggi godono.









Nel dopoguerra Giorgio Gasparini viene insignito della Medaglia di Bronzo al Valor militare "alla memoria" con la seguente motivazione:
"Dopo di essersi ripetutamente distinto nella lotta partigiana per fede, per slancio e per ardore combattivo, giovanissimo combattente della lotta di liberazione, attendeva con fermo cuore l'attacco di mezzi blindati tedeschi e, giunti questi a tiro, impegnava con fredda decisione il suo lanciagranate sino a che cadeva fulminato da una raffica nemica. Piacenza, 26 aprile 1945"
Sempre negli anni '50 la madre di Giorgio, Carolina, ricevette altre due decorazioni concesse alla memoria:
- la Croce al Merito di Guerra in seguito ad attività partigiana;
- La medaglia di bronzo "ad honorem" concessa nel 1954 in occasione del decennale della Resistenza.








Nel dopoguerra, in memoria di Giorgio e altri 4 combattenti caduti per la libertà il 26 aprile del 1945 alle porte di Piacenza venne eretto un cippo dedicato ai 5 Partigiani caduti. Nel cartiglio viene riportata la seguente iscrizione:
QUI CADDERO COMBATTENDO PER LA LIBERAZIONE DELLA CITTA' I PARTIGIANI
GASPARINI GIORGIO D'ANNI 18 DI PIACENZA
ANGUISSOLA GIANBATTISTA D'ANNI 20 DI TRAVO
ALBERICI GIACOMO D'ANNI 20 DI BETTOLA
SILVA AMEDEO D'ANNI 20 DI PERINO
GUASTI PIERINO D'ANNI 20 DI PERINO
PIACENZA 26-4-1945
Il loro sacrificio viene così descritto: "Alla vigilia del trionfo della libertà venivano privati della gioia di vedere realizzato il sogno che li sorresse in lunghi mesi di sacrifici e pericoli. La 3^ Brigata che attaccava la città dal settore nord-ovest (Barriera Genova) si trovava a dover subire gravissime perdite per il fuoco incrociato di due mitraglie pesanti appoggiate da mitragliatori tutti in postazioni fisse. Ricevuto ordine di spingere a fondo l’attacco il Comandante Anguissola e i suoi, riescono a portarsi alle spalle delle postazioni eliminandole. Sorpresi a loro volta dall’ arrivo di un blinda nemica, i cinque Partigiani cadevano con le armi in pugno."
